Chernobyl, 26 aprile 1986.
Chernobyl. 11 giorni per evacuare circa 116.000 persone dall’area circostante la centrale nucleare.
Anno 1994, il fotografo David McMillan si reca per la prima volta a Chernobyl e Prypiat, quest’ultima considerata una delle città più belle dell’ex Unione Sovietica. Ci ritornerà per altre 22 volte, fino al 2018. Una macchina fotografica al collo e una serie infinita di immagini di ciò che è stato lasciato, abbandonato, dimenticato.
In un silenzio rimbombante si osserva il trascorrere degli anni, la decadenza, la desolazione.
In un mutismo assordante si vede la natura contaminata riprendersi i suoi spazi, arrampicarsi, estendersi. Le sue immagini ci riportano dentro ai cinema distrutti, alle piscine vuote, ai complessi di appartamenti incompiuti, alle scuole saccheggiate, ai vivai abbandonati, ai campi da basket e ai parchi gioco spariti. Una serie di immagini, che sembra non finire mai. La documentazione di luoghi che resistono nel tempo, come testimonianza per coloro che una volta chiamavano la città di Pripyat, casa.
Immagini di camion e carri armati usati per l’evacuazione riposano oggi in un cimitero di auto; case galleggianti e chiatte arrugginiscono nelle acque contaminate del fiume Pripyat. Il tutto raccolto in un libro Growth and Decay, edito da Steidl Publishers.
Autore: David McMillan / Editore: Steidl Publishers / Lingua: inglese / 262 pagine / ISBN: 9783958293977 / €65.00